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I magneti ai primordi della cultura scientifica vennero considerati “pietre viventi”. Dell’elettricità (dal greco antico “elektron=ambra”) nella antichità si sapeva poco più del fatto che l’ambra ed anche i vetri se strofinati con un panno di lana producevano scariche elettriche.
Plinio il Vecchio (23-79 D.C.) nel Libro di Storia Naturale, narra che il nome Magnete proviene dal pastore Cretese di nome “Magnes “ il quale adoperando il suo bastone con la punta di ferro, scopri la proprietà di attrazione e repulsione di alcune pietre che furono chiamate magnetiche. Tali pietre oggi sappiamo contengono la magnetite, un magnete naturale composto di ossidi di ferro (FeO-Fe2O3 – magnetite).
Si ha notizia che anche le antiche culture alchemiche della Cina e dell’India conoscevano le proprietà magnetiche prima della cultura filosofico-scientifica della Magna Grecia, ed inoltre che erano anche conosciute le proprietà di “induzione magnetica”, che si ottengono per contatto di un magnete naturale con un pezzo di ferro; in quanto quest’ultimo temporaneamente assume le proprietà magnetiche.
Archimede Pitagorico (287-212 A.C.) cercò di utilizzare le proprietà di induzione magnetica, magnetizzando le spade dei soldati della sua città (Siracusa) per disarmare più facilmente i nemici.
L’interpretazione del magnetismo per millenni è rimasta intrisa di riferimenti cognitivi di indole “antropomorfica-vitalistica”. Nell’ antica Cina già da circa 4500 anni fa’ il fenomeno del magnetismo, venne correlato al dinamismo universale delle forze vitali descritte dal simbolismo della dicotomia YIN//YANG (maschile/femminile), ed in sostanza tale spiegazione delle proprietà di attrazione/repulsione tra le polarità magnetiche, fu considerata un anello interpretativo tra le relazioni evolutive tra materia inanimata e materia animata.
La virtù di attrarre o respingere di un magnete permanente, in presenza di altre sostanze, ebbe nell’ antichità spiegazioni di riferimento animistico fino all’insorgere della scienza moderna.
Spiegare, infatti, significa correlare un evento in un quadro di preconcezioni generali storicamente affermate.
Pertanto la natura dell’ attrazione magnetica, in mancanza di una spiegazione scientifica, dette luogo a molte superstizioni utilizzate spesso in campo medico, per interpretare proprietà di contaminazione di effluvi funesti e nell’ attribuzione di attrazioni fatali nell’ambito della preveggenza del destino dell’ uomo.
Durante il Medio Evo la “sacra inquisizione”, condannò ogni riferimento a forze misteriose e magiche di indole magnetica nella spiegazione delle leggi che agiscono sulla struttura dell’ universo.
Ciononostante agli inizi del rinascimento un frate italiano Petrus Peregrinus scrisse (1269) una Epistola sulle proprietà dei dipoli magnetici ricercando la possibilità di attuare il “moto perpetuo” facendo uso di forze magnetiche, egli , per i suoi studi sul magnetismo, realizzò un modello sferico di magnetite denominato “terrella”.
Cecco d’Ascoli, docente all’ Università di Bologna , fu bruciato vivo, come eretico a Firenze il 16 Sett. del 1327, perché ricercava un determinismo della interpretazione degli eventi, facendo riferimento a forze invisibili di indole magnetica; egli ad esempio attribuì alla forza magnetica della Luna la oscillazione delle maree, sbagliando perché la luna non possiede un forte campo magnetico, ma indicando giustamente nella Luna la sua capacità di attrazione delle masse di acqua del mare, che da origine al fenomeno delle maree.
Fu soltanto nel 1600, che il medico inglese William Gilbert (1544-1603), considerato il padre del magnetismo, scrisse il Libro intitolato “De Magnete” in cui per primo intuì la correlazione tra forze magnetiche e forze elettriche, esprimendo l’ insieme come elettromagnetismo.
W. Gilbert costruì anch’egli una sfera di magnetite “terrella”, come già aveva fatto Petrus Peregrinus, ad immagine del Globo Terrestre, e delineò, facendo riferimento a tale modello, le linee di forza del campo magnetico terrestre, dando così la possibilità di ( sappiamo era in uso almeno dal tredicesimo secolo D.C, ed ai tempi di Gilbert era ormai utilizzata da vari anni da molti naviganti arabi ed anche europei ) riconoscere la direzione del polo nord anche quando il cielo era coperto dalle nubi.
Oggi similmente a quanto descritto da Gilbert si ritiene che il centro della terra sia composto di materiali ferrosi (ed anche di cobalto e di nichel) allo stato fuso; questi liquidi risentono della rotazione terrestre generando delle correnti elettromagnetiche, che formano un asse dipolare tra il Polo Nord ed il Polo Sud; pertanto la bussola (denominata anche “compasso magnetico”), orienta per rotazione la punta dell’ago magnetizzato verso il polo magnetico terrestre dove si trova più prossima.
Oltre ad occuparsi ampliamente del magnetismo terrestre, Gilbert pose molta attenzione allo studio del magnete permanente naturale cioè della magnetite. Scoprì che armare la magnetite con espansioni in ferro ne aumentava il potere di attrazione verso il materiale ferroso e che l’azione era tanto più efficace quanto più piccoli erano gli spazi tra ferri (cioè le armature di ferro) usate.
Sperimentò e mise a punto la tecnologia della produzione di magneti permanenti artificiali che resterà valida fino all’Ottocento; essa era basata su tre sistemi fondamentali: contatto del ferro e dell’acciaio con la magnetite secondo certe modalità, forgiature del pezzo nella direzione dell’asse magnetico terrestre o una lunga esposizione dello stesso sempre nella direzione dell’asse magnetico terrestre. Bisgogna aggiungere all’Ottocento per registrare le grandi scoperte nel campo dell’elettromagnetismo.
La Pila di Volta e gli studi del fisico danese Hans Cristian Oersted (1777-1851) sulle interazioni tra correnti elettriche e magnetiche, ottenute misurando come una corrente elettrica influenzi la rotazione dell’ ago di una bussola, interessarono gli studi di elettochimica di due chimici inglesi, Humpry Davy (1778-1829) e del suo giovane assistente autodidatta, Michael Faraday (1791-1867; essi studiarono le applicazioni delle elettrolisi per separare i metalli puri dai loro composti disciolti in acqua o resi liquidi per fusione.
In particolare Faraday dopo aver aver studiato le interazioni magnetiche di molte sostanze e scoperto che tutte quante sono più o meno sono attratte (sostanze Paramagnetiche e Ferromagnetiche) o respinte (sostanze Diamagnetiche) da un magnete permanente ( Sostanza Ferrimagnetica), formulò il concetto di “linee di forza di un campo elettromagnetico”, dando spiegazione dell’ azione propagata nello spazio da un magnete permanente, che determina l’ induzione di polarità opposte indotte a distanza in varie altre sostanze.
Faraday dimostrò inoltre (1831) che il movimento di un magnete entro un avvolgimento elettrico induceva per mutua induzione una variazione della corrente elettrica; scoperta che in seguito, nel 1865, dette l’idea ad Antonio Pacinotti, (1841-1912) Professore di Fisica all’Università di Pisa, della costruzione della “dinamo”, poi brevettata e perfezionata dal meccanico belga Zenobe Gramme (1826-1901).
Dalla fondamentale legge di Faraday derivò lo sviluppo di apparecchiature per la misura di grandezze elettriche e magnetiche, base indispensabili per le future ricerche sui magneti permanenti.
Agli inizi del Novecento la conoscenza fondamentale che le proprietà magnetiche erano legate alla percentuale di carbonio e di metalli come il nichel, il cobalto e il tungsteno, fece sorgere le prime industrie di acciai magnetici. Nel 1931 l’importante scoperta di Mishima delle leghe ternarie (alluminio-ferro-nichel perfezionate in seguito da aggiunte di rame), i brevetti della General Electric del 1934 riguardanti le leghe quaternarie (alluminio-ferro-nichel-cobalto) consentirono la preparazione di materiali nuovi con più alte proprietà magnetiche e pertanto adatti ad essere applicate in nuove applicazioni.
La Philips nel 1940, con le sue brillante e accurate ricerche sui trattamenti termici nel campo dei materiali magnetici e con la perfetta messa a punto di una nuova lega alluminio-nichel-cobalto (alnico V), creò il capostipite dei materiali magnetici anisotropi, cioè di quei materiali che hanno la maggiore efficienza solamente lungo prestabilite direzioni dette assi preferenziali. Un altro passo in avanti venne fatto nel 1940 quando sempre la Philips sviluppò una nuova classe di magneti permanenti a base di ossidi. Questi materiali, che vengono chiamati magneti ceramici, possiedono valori molto elevati di attrazione magnetica. E interessante notare come questi moderni magneti ceramici siano strutturalmente molto simili al più antico magnete permanente conosciuto: la magnetite.
Di fenomeni magnetici si è lungamente parlato fin dal più lontano passato. Sia in Oriente che tra gli Egiziani si trovano segni di cure attuate con i magneti. Da millenni, presso molti popoli, è nota l’azione sedativa, rilassante, di scarico e di svuotamento prodotta dal Polo Nord e l’azione di tensione, di forza e di energia prodotta dal Polo Sud.
Tra i precursori della magnetoterapia possiamo ricordare soprattutto Paracelso, il quale diffuse in Occidente l’uso della calamita in terapia, nell’idea che tutti gli esseri viventi possedessero una forza misteriosa analoga a quella magnetica e proveniente dai pianeti, e sostenendo che l’applicazione diretta del magnete su un focolaio morboso, seguendo determinate regole di orientamento polare, avrebbe esercitato un’azione assorbente sui versamenti, e risolvente in altre manifestazioni patologiche. Ma fu proprio nel XVIII secolo che, nel clima infuocato della medicina settecentesca, sorse la dottrina Mesmer o teoria del magnetismoanimale o magnetoterapia.
Dopo alcuni anni di vasta popolarità e di enorme successo, il nuovo metodo di cura andò lentamente declinando.
Magnetoterapia a campo stabile.
Consiste nell’uso dei magneti, ovvero calamite, di varie dimensioni e potenza magnetica, poste su aree del corpo. I magneti usati oggi possiedono un potere di emissione del campo magnetico anche 30-40 volte maggiore di quelli del tempo di Galileo. Fu utilizzata dagli egizi, dai cinesi, dagli antichi romani e dai popoli del medioevo fino ai giorni nostri. Il grande medico Paracelo definì la magnetoterapia “Principe della medicina”. E’ noto che Mesmer se ne serviva, e anche Hahnemann.
Effetto terapeutico del magnete.
Il magnete è un materiale plastico o metallico magnetizzato, nella maggior parte dei casi protetto da uno strato di plastica atossica. Il magnete ha due poli, uno positivo ed uno negativo. Talvolta nello stesso lato troviamo sia il polo positivo che il negativo. Parliamo in questo caso di calamita a lati bipolari. Ogni magnete deve comunque possedere due poli, i quali sono talvolta separati (lati monopolari), talvolta uniti. I poli vengono definiti anche come “nord” e “sud”, ma siccome alcune scuole li definiscono in modo opposto, la dizione “positivo” e “negativo” risulta più chiara per tutti. Il potere dei magneti si misura in Gauss o, soprattutto nei grandi elettromagneti industriali, in Tesla. Ai fini dell’utilizzo pratico, l’intensità magnetica si può classificare come segue: Molto bassa: 100-300 Gauss Bassa: 300-700 Gauss Media: 1000-2500 Gauss Alta: 3000-6000 Gauss Massima: 7000-12300 Gauss Anche la dimensione, cioè la massa, ovvero se il magnete è di dimensioni grandi o piccole, riveste una certa importanza.
L’azione della calamita impregna varie sostanze di influsso magnetico (ovvero eccita e ordina gli elettroni delle medesime), per cui i tessuti del nostro corpo, sensibili a quest’azione, vengono stimolati. Tali sostanze sono soprattutto il ferro – contenuto nell’emoglobina in misura del 5% rispetto alla massa della stessa – e secondariamente l’ossigeno. Anche i gas infatti possono essere sensibili all’azione magnetica, anche se più debolmente dei metalli. Tenendo presente che il flusso magnetico penetra nella cute per 2-5 centimetri, è comprensibile che qualche effetto si verifichi.
Pochi sanno inoltre che la scienza ha scoperto nel nostro corpo, come in quello di alcuni animali, minutissimi cristalli, quasi microscopici, di una sostanza definita magnetite biogenica, ovvero microcristalli ad azione magnetica prodotti dal nostro stesso organismo (biogenici).
Primariamente il potere in Gauss del magnete, cioè la sua forza di attrazione, misurabile da uno strumento chiamato gaussometro , inoltre il tipo di polo utilizzato; la dimensione della calamita, l’area su cui è posta e infine il tempo d’esposizione.
In genere è più utilizzato il campo negativo, soprattutto da quando, nel 1973 in America, in un’università del New Jersey, è stato dimostrato scientificamente che i due poli hanno effetti diversi su colonie di batteri, confermando la Tradizione, che già dai secoli scorsi ha visto nel polo negativo il potere antinfiammatorio.
I poli positivo e bipolare esercitano invece un’azione di stimolo, fino a giungere, in alcuni casi, all’infiammazione.
Si utilizzano magneti anche sotto forma di collane e bracciali, materassini magnetici (molto amati dagli animali da appartamento…), cinture e molti altri; ne vengono inseriti perfino nell’imbottitura del reggiseno.
Esistono sperimentazioni mediche che ne comprovano il valore terapeutico? Certamente, la letteratura scientifica internazionale è ricca. Alcune indagini sono state compiute anche in Italia. A titolo di esempio, una sperimentazione su 60 pazienti (30 con cervicalgie e 30 con disturbi lombo-sacrali rispettivamente) si è conclusa nella primavera 2000 all’Ospedale S. Camillo-Forlanini di Roma, a cura del primario del reparto di reumatologia, prof. Francesco Porzio. I risultati confermano che l’utilizzo di campi prodotti per mezzo di fasce e cinture di plastoferrite (il metodo più dolce a disposizione) è capace di produrre un effetto antalgico in grado di affiancare utilmente la terapia farmacologia tradizionale e talvolta di sostituirla.
Questo tipo di magnetoterapia, a campo stabile, è stato riconosciuto da una perizia medico legale redatta su incarico dei “Centri Formativi Associati” di Padova (www.centroinformativiassociati.com), un’organizzazione rivolta alla formazione di operatori della medicina naturale/naturopatia e alla loto tutela – come sicura se effettuata o consigliata da figure professionali preparate, quali medici, fisioterapisti, naturopati, osteopati, chiropratici, farmacisti, erboristi, e altre. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità si è espressa ritenendo sicuri influssi ben maggiori, ad esempio quelli della Risonanza Magnetica Nucleare.
Vi sono tuttavia delle attenzioni particolari che è meglio seguire. Cercando di proporre un paragone, se utilizziamo il centrifugato di carota nella misura di un bicchiere al dì, può essere salutare; dieci bicchieri potrebbero generare problemi digestivi. In magnetoterapia non è diverso. Dal punto di vista giuridico, mi risulta che le calamite siano sussidi esitabili nelle erboristerie, farmacie e sanitarie. Alcune cinture magnetiche e cuscini per auto le ho notate anche in alcuni supermercati.
(soprattutto nell’ambiente domestico).
Tutte le disfunzioni comuni dell’apparato osteo-articolare traggono giovamento, in genere, dell’applicazione di magneti. Anche alcune disfunzioni digestive e ginecologiche comuni possono trarne beneficio. Spesso l’uso della sola acqua “magnetizzata” è già utile.
Ricordo il caso di un medico che mi telefonò, ringraziandomi di aver scritto il testo sulla magnetoterapia. Mi disse che l’uso quotidiano di acqua magnetizzante aveva risolto i suoi problemi d’asma, dove i farmaci allopatici non avevano agito, e di riflesso tutta la sua quotidianità era migliorata. “Lei mi ha restituito anche l’entusiasmo di essere medico”, mi confidò. Si tratta tuttavia di casi particolari.
In realtà la magnetoterapia si rivela, in gran parte delle situazioni, un buon sussidio che integra bene altre terapie, sia naturali che farmacologiche, quando non si può diversamente.
Acqua potabile su cui si è posto il lato di un magnete per almeno 12 ore, ad esempio ponendo una bottiglia piena sopra un magnete a mattonella. Non è che l’acqua si magnetizzi in senso fisico classico, magari attraendo la limatura di ferro o altro… Piuttosto, le molecole al suo interno vengono per così dire “ordinate” in modo coerente alla polarità a cui è stata esposta.
In linea generale, l’uso di acqua va sempre associata alla terapia prescelta.
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